Clik here to view.

"il mostro"
Gli interrogativi per il futuro sono, naturalmente, del tutto aperti: allo stato dell’arte Lui dichiara di voler fare da grande “Il pompiere, il signore che pulisce le strade e quello che costruisce le case”. Che poi sia l’ingegnere o il manovale non è dato sapere al momento. Quel che è certo e che, da tempo ormai immemorabile, mio figlio ha sviluppato e coltivato una passione, che a tratti arriverei a definire insana, per le costruzioni coi Lego.
Dovendo essere onesta devo dire che neppure le buie giornate invernali, trascorse tra le mura di casa in caso di malanni o di meteo pessimo, sono state un grosso problema, se non in rare circostanze. Lui ha avuto la sua missione da compiere: costruire, costruire, costruire. E se, dapprima, il livello di autonomia era limitato ai super-mattoncini della linea Duplo, ormai da qualche tempo non se la cava affatto male anche con i Lego piccoli, quelli consigliati a partire dai 5 anni, per intenderci. Pare sia colto da simil-raptus, in qualunque momento della giornata o della serata e zac: si va a creare una casa, un giardino, un’auto, un aereo….fino a che un elicottero è arrivato per davvero, gentile dono di Babbo Natale. E qui sono, ahimé, anche iniziati i problemi, della serie: sto fortemente rivalutando l’idea che i Lego siano i miei migliori amici, oltre che i suoi. I pezzi sono non minuscoli: infinitesimali. Anche avendo una vista discreta, si rischia di avere bisogno di una lente di ingrandimento per decifrarli con la massima precisione. I libretti con le istruzioni per la costruzione sono, nientepopodimenoche, sei. Addio autonomia, addio creatività selvaggia domata in pochi minuti con la realizzazione della migliore opera originale che si fosse mai vista. Per ultimare l’elicottero è stato necessario un cospicuo investimento di tempo paterno nelle vacanze di Natale. E poco male, ogni tanto ci sta, e va pure bene.
Il problema è il “post”, ovvero la manutenzione. Il maledetto elicottero si autodistrugge anche solo se sfiorato, accarezzato, guardato, e non solo da un bambino di quattro anni e mezzo. I soprammobili di cristallo del soggiorno dei nonni (accuratamente tolti di mezzo da quando la creatura ha fatto la sua comparsa su questa terra) sono certamente meno fragili. E’ un attimo e… zac!, le eliche sono andate, poi è la volta delle ruote, del portellone, degli enormi motori laterali, di quella specie di antenna anteriore la cui funzione per me resta un enigma (ok, io non avrei mai neppure potuto pensare di darmi all’ingegneria). Il grosso tema è che gli interventi di riparazione sono una mezza impresa per un adulto dotato di librettino magico, figurarsi per un bambino della scuola materna. E allora sono pianti, grida, urla, crisi isteriche “Si è rottooooo!!!!!! Mi devi aiutareeeeee!!! Subitooooo!!!!”
Ho iniziato a comprendere quei genitori che hanno relegato cotante opere di alta ingegneria sul ripiano più alto della libreria, lassù, dove nessuno potrà mai, se non scala alla mano, raggiungerle e distruggerle. Ho iniziato a pensare che i mattoncini non siano più i miei migliori amici, ma solo una ulteriore fonte di frustrazioni materne e isterie infantili. Ho iniziato a credere che quelli della Lego “se la stiano tirando” un po’ troppo, visto che per far giocare e divertire bambini in età scolare le levette millimetriche e le visiere invisibili dei caschi dei poliziotti non sono affatto necessari, mentre forse lo sono per l’ego ipertrofico dei progettisti.
Sto resistendo, e l’elicottero non è stato ancora archiviato o rottamato, ma ho ritirato fuori dalle scatole i fantastici Duplo.